Wi-Fi libera. Davvero?

Con l’approvazione del Decreto del Fare (avvenuta lo scorso 14 luglio), la liberalizzazione delle reti wifi sembrava oramai un discorso archiviato. Grazie alle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, per fortuna non è cosi.
Dopo diversi emendamenti, contornati da altrettanti dibattiti, è stata presa una decisione: sarà liberalizzato l’allacciamento alla rete, non sarà richiesta l’identificazione personale degli utilizzatori e gli installatori perderanno l’esclusiva.
Troppo bello per essere vero? Forse si.
Bisogna tener conto che questo provvedimento necessita di un budget finanziario non indifferente – come ammesso dalle stesse commissioni che hanno lanciato il wi-fi libero – il taglio dei fondi subito dalla banda larga in Italia, rende difficoltosa questa operazione.
Il termine ultimo prefissato per debellare il divario digitale (tra nord e sud, ma non solo) in Italia doveva essere il 2014, ovvero più della metà degli utenti italiani entro il prossimo anno avrebbero dovuto avere l’opportunità di navigare ad almeno 2 mega. Inutile dire che siamo fuori tempo e che questo sarà la causa principale del rallentamento del provvedimento. C’è da dire che questo ritardo non penalizza il sud, come dimostra la conferma dei finanziamenti (100mln di€) alle regioni del meridione; la Campania infatti, è la prima ad intraprendere il piano ministeriale anti digital-divide nel sud.
Ovviamente non potevano che nascere polemiche sull’attuazione di questo provvedimento, prima fra tutte quella della sicurezza: con il wi-fi libero la tracciabilità in caso di reati, viene meno. In questo caso la soluzione, utile quanto semplice, potrebbe essere quella di coprire queste reti con delle password (magari temporanee), come già avviene in diverse attività commerciali.
Tra polemiche, dibattiti e limiti economici, sembra davvero difficile pensare a un’attuazione veloce di questo provvedimento, ma questi segni sono piccoli passi verso il raggiungimento dell’obbiettivo.
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